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Che cos'è Orbis783

La frequenza/risonanza di Schumann

La frequenza di Schumann, conosciuta anche come Risonanza di Schumann, è un fenomeno elettromagnetico di risonanza geomagnetica presente da sempre sul nostro pianeta. Si tratta di onde elettromagnetiche permanenti che si formano a flusso continuo con un determinato valore di frequenze che si distribuisce lungo la superficie terrestre. Ogni emissione di energia nella cavità di risonanza che viene a trovarsi tra la ionosfera e la superficie terrestre, ovvero ogni scarica elettrica prodotta dai fulmini, produce a sua volta campi elettromagnetici ed onde radio relative, tutto questo contributo energetico naturale mantiene in essere costantemente queste risonanze. La frequenza/risonanza di Schumann prende il nome dal fisico tedesco W.O. Schumann (1888 – 1972), il quale aveva inizialmente previsto l’esistenza di tale frequenza in base a ragionamenti teorici (Schumann 1952). In tempi successivi, insieme a Herber L. König, ha avuto la possibilità di rilevare il valore di tali frequenze, dimostrandone così l’esistenza (Schumann & König 1954). La frequenza primaria fondamentale rilevata tramite strumentazione (la frequenza fondamentale rappresenta la parte energetica primaria di un più vasto spettro di frequenze che compongono lo spettro della risonanza complessiva) risultava corrispondere esattamente a quella prevista dai calcoli matematici, ovvero 7.83 Hz.

Studi scientifici portano a ritenere che nel processo di evoluzione degli esseri viventi abbia avuto luogo un lento adattamento a queste onde geomagnetiche prevalenti, permettendo in questo modo la nascita di una stretta simbiosi fra il campo geomagnetico e il comportamento evolutivo nonché il naturale benessere degli esseri viventi sulla terra (Funk, Monsees & Özkuzur 2009). Questo sta a significare che la frequenza fondamentale di 7.83 Hz assieme alle altre frequenze facenti parte della Risonanza di Schumann è presente sin da quando sulla terra esiste la ionosfera, permettendo a tutti gli esseri viventi di usufruirne come frequenza di riferimento per una serie funzioni fisiologiche (Aschoff 1954, Glass 2001). La risonanza di Schumann viene infatti anche definita come “il respiro della Terra”.

 

 

Effetti Biologici della frequenza/risonanza di Schumann

Studi e ricerche ampiamente supportati da letteratura scientifica, in particolare in ambito neurobiologico, hanno permesso di scoprire e verificare i 7.83 Hz, frequenza fondamentale primaria delle onde di Schumann risuonano alla stessa frequenza dell’ippocampo nel nostro cervello, che ne è un’importante sezione. L’ippocampo fa parte del sistema limbico, relativo alla sopravvivenza ed alla memoria.

In funzione di queste scoperte ed a seguito molteplici verifiche scientifiche specifiche, il prof. Michael Persinger (che ha effettuato ricerche per conto della NASA) ha potuto riconoscere come l’assenza della frequenza di Schumann al di fuori della ionosfera causasse problemi fisiologici agli astronauti durante i primi voli nello spazio. Ha individuato la soluzione al problema nell’installazione di generatori Schumann (Persinger 1967). Essi infatti, sono in grado di rigenerare quelle condizioni elettromagnetiche naturali che venivano a mancare allontanandosi dalla terra e dalla ionosfera.

Negli anni ’60, riferendosi al medesimo ambito di studio, il prof. Rütger Wever del Max Planck Institute costruì un bunker sotterraneo completamente schermato dai campi elettromagnetici, al fine di analizzare i ritmi circadiani dell’uomo. Per più di trent’anni il professore studiò il fenomeno grazie a diversi studenti volontari del programma, che spesero settimane presso il bunker. Quando la risonanza Schumann veniva esclusa, la salute fisica e mentale degli studenti si degradava velocemente, mentre i loro ritmi circadiani venivano completamente meno. Va sottolineato che i partecipanti erano tutti giovani e in salute.

Da buon scienziato, Wever decise di testare la sua ipotesi. Così reintrodusse nel bunker, segretamente, un generatore di frequenze settato a 7.83 Hz. Ogni volta che veniva acceso, gli effetti negativi sui volontari sparivano o si riducevano. Lo stress, i mal di testa e la frustrazione mentale erano ridotti e ritornava un senso di benessere generale. Tutto grazie alla reintroduzione della frequenza Schumann (Wever 1968).

 

Meccanismo di azione biologica della risonanza di Schumann

Studi scientifici condotti presso il California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena (USA), hanno dimostrato che il campo magnetico terrestre e i campi elettromagnetici naturali hanno un’influenza sul nostro cervello. Si è potuta dimostrare la presenza di cristalli di magnetite nel cervello umano, i quali funzionano come antenne magnetiche attraverso le quali il cervello rileva il campo magnetico terrestre e i campi elettromagnetici naturali. In funzione di questa scoperta, un gruppo di ricercatori americani (Kirschvink, Kobayashi-Kirschvink & Woodford 1992) ha potuto rilevare come tali elementi cristallini siano presenti in gran numero nel cervello umano. Magneti biologici simili sono stati riscontrati anche in altri esseri viventi. La magnetite, che è un minerale ferroso, ha la caratteristica di reagire ad un campo magnetico esterno con una forza estremamente elevata, pari ad oltre un milione di volte maggiore rispetto a qualsiasi altro materiale biologico. Perciò i cristalli di magnetite presenti nel cervello e non solo, in qualità di “antenne”, sono in grado di ricevere e reagire anche a segnali relativamente deboli.

 

Cause della resa fisiologicamente inefficace della risonanza di Schumann

Il sempre crescente sviluppo delle tecnologie elettroniche e di comunicazione porta ad un aumento esponenziale della presenza di campi elettromagnetici non naturali e di Elettrosmog. Nello specifico, l’utilizzo di Smartphone, reti WLAN e Wi Fi, Bluetooth, radio porta al crearsi di una sovrapposizione alle frequenze di Schumann. Per questo motivo, il nostro organismo è sempre meno in grado di selezionare queste frequenze naturali terrestri dall’Elettrosmog e dai Campi Elettromagnetici nocivi. La conseguenza è che le funzioni vitali legate alla corretta coerenza e sincronizzazione con la risonanza di Schumann risultano esserne sempre più sfasate (Hecht 2011, Mulligan & Persinger 2012); al pari di quanto accadde ai primi astronauti alla conquista dello spazio e di ciò che si venne a verificare durante gli esperimenti del professor Rütger Wever nella privazione artificiale dei Campi Elettromagnetici naturali.

 

Azione Biologica di ORBIS783

ORBIS 783, generando un segnale elettromagnetico naturale di 7.83 Hz corrispondente alla frequenza primaria di Risonanza detta “di Schumann”, mette a disposizione dell’organismo umano dei “ritmi armonici” in una banda di frequenza ad esso vantaggioso a cui egli potrà adeguarvisi, in modo che segnali svantaggiosi quali l’Elettrosmog e Campi elettromagnetici nocivi non siano più in grado di disturbare la comunicazione tra le singole cellule del cervello, dei muscoli e degli organi, che è fondata su piccoli impulsi elettromagnetici. Se questi “bio-impulsi” sono costantemente perturbati dall’esterno, i meccanismi elettrici del nostro organismo vengono messi fuori sincronizzazione.

 

Effetti Biologici positivi attribuibili alla risonanza di Schumann sull’organismo umano:

  • contrasto ai disturbi ambientali come l’inquinamento elettromagnetico e l’Elettrosmog (Life Sci Space Res. 2009);
  • miglioramento del sonno e maggiore benessere attraverso la stabilizzazione dei ritmi circadiani e conseguente aumento della produzione di Melatonina (Wever 1973, Cherry 2002);
  • sviluppo della struttura ossea attraverso la stimolazione degli osteoblasti (Aaron & Ciombor 1996);
  • potenziamento della difesa immunitaria (Liebermann et al. 2001);
  • normalizzazione della pressione sanguigna (Mitsutake et al. 2005);
  • diminuzione della sensibilità al dolore (Eccles 2005);
  • miglioramento delle prestazioni mnemoniche attraverso la stimolazione dell’ippocampo (O’Keefe & Nadel 1978);
  • miglioramento delle prestazioni mentali , specificatamente attenzione, concentrazione e capacità creative, attraverso la sincronizzazione dei ritmi neuronali (Rutishauser et al. 2010, Mulligan & Persinger 2012);